Il mare di inverno è sempre meraviglioso e per le vacanze natalizie Zanzibar è la destinazione perfetta! Ho volato con Ethiopian Airlines (scalo ad Addis Abeba) e nonostante abbia prenotato (solo) ad ottobre ho trovato delle buone tariffe nel periodo di altissima stagione. Di solito acquisto i voli 6 mesi prima della partenza per cercare delle buone tariffe e sono già alla ricerca dei voli per la prossima estate: destinazione come sempre top secret! La vacanza è stata dal 22 dicembre al 1 gennaio 2020, insomma ho festeggiato il Capodanno in volo, un ottimo auspicio per il nuovo anno (Chi vola a Capodanno vola tutto l’anno!).
Una vacanza organizzata volutamente per riposo e relax, per questo ho scelto la più tranquilla costa orientale dell’isola che affaccia sull’Oceano Indiano in località Pongwe.

L’arcipelago di Zanzibar, composto da circa 50 isole, appartiene allo stato della Tanzania e le due isole maggiori sono Unguja (Zanzibar) e Pemba. La prima è più turistica, mentre è possibile anche fare una vacanza più a contatto con la natura scegliendo la più piccola Pemba (ci sono anche meno servizi, insomma bisogna essere parecchio pratici). Di solito Zanzibar è scelta dai viaggiatori che fanno i safari negli splendidi parchi della Tanzania (sulla terraferma), come settimana mare di riposo, invece mi piacerebbe tornare per le escursioni (parchi Serengeti e Ruaha) per poi raggiungere le isole Mauritius.

Il fenomeno più affascinante di Zanzibar sono le maree che cambiano continuamente in base ai cicli lunari, per questo in alcune ore della giornata le spiagge erano infinite per poi sparire completamente (il livello del mare si modifica di qualche metro!); per molti turisti il fenomeno è visto negativamente, io l’ho trovato incredibile, non ho mai messo piede in piscina, facevo il bagno durante la bassa marea raggiungendo dei fantastici atolli naturali di sabbia bianchissima.

Consiglio vivamente di portare le scarpette in plastica, per camminare con maggiore facilità in alcuni punti della spiaggia rocciosi, inoltre il sole è davvero fortissimo quindi protezione solare alta. Festeggiare il Natale in spiaggia col costume rosso è stato emozionante, il tempo è stato ottimo (30 gradi tutti i giorni tranne qualche ora il 26 dicembre durante (ahimé) l’escursione “Safari blu” che racconto.

Partiti dalla nostra struttura in direzione sud-ovest dell’isola ci hanno condotti in località Fumba e da lì abbiamo preso la barca per l’isola di Kwale, dove abbiamo visto uno spettacolare baobab che è caduto (per il suo stesso peso), ma ha continuato a crescere col tronco sdraiato a terra, un’incredibile spettacolo della natura. Ci è stato il momento snorkeling con molti pesci colorati e le bellissime stelle marine e successivamente un’ottima grigliata di pesce sulla spiaggia.
Scatto con GoPro Hero5.
Dopo pranzo, di ritorno verso Fumba, abbiamo fatto in barca una sosta all’incantevole “laguna blu” dove crescono tre tipologie di mangrovie, tra cui alcune particolari sulle rocce che affiorano dal mare.

All’interno della struttura ho avuto il piacere di conoscere il bravissimo cuoco zanzibarino che ci ha deliziato con meravigliosi piatti africani, ricchi di spezie particolari con abbinamenti mai assaggiati prima; l’isola in passato era un importantissimo mercato di spezie ed essendoci una mescolanza di culture ci sono influenze culinarie derivanti dalla cultura musulmana, swahili e indiana.

Il 28 dicembre ho visitato Stone Town, la capitale di Zanzibar, il cui centro storico è stato nominato sito UNESCO, patrimonio dell’umanità nell’anno 2000, essendo la più grande città in pietra swahili abitata al mondo: vi si ritrovano elementi architettonici moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei. Ci sono importanti monumenti e sicuramente il simbolo della città sono i famosi “portoni di legno” massicci, di colore scuro, ricchi di decorazioni a intaglio o bassorilievo, e spesso con grosse borchie ornamentali in ottone, di tradizione indiana.
Portone con architrave retta in stile omanita. Portone di Stone Town con volta arrotondata in stile indiano.
Sono decorati in questo modo sia portoni in stile indiano, con la volta arrotondata, sia quelli con architrave retta, che invece riflettono lo stile omanita. Le incisioni richiamano spesso l’islam come stile o come soggetto, ma si trovano anche simbologie di altre origini, per esempio orientali, come i fiori di loto.

Ho potuto visitare il “Forte arabo” una massiccia fortificazione in pietra, costruita alla fine del XVII secolo, dagli omaniti come struttura difensiva contro i portoghesi, a cui stavano sottraendo rapidamente il controllo dell’Africa orientale.
Molto interessante la Cattedrale cattolica di San Giuseppe, nelle vicinanze la moschea e il tempio induista che testimoniano la convivenza pacifica di abitanti di religione diversa.

Il “Palazzo delle Meraviglie“, vicino al porto, è uno degli edifici più imponenti di Stone Town. Edificato nel 1883 fu usato come residenza dei sultani, come sede del governo coloniale e come sede del partito di governo dopo la rivoluzione. Deve il suo nome al fatto che fu il primo edificio di Zanzibar ad avere la corrente elettrica e anche il primo edificio dotato di ascensore in tutta l’Africa orientale. Nel 2000 è stato inaugurato al suo interno un museo che espone un insieme eterogeneo di reperti sulla cultura swahili e zanzibari, tra cui una grande imbarcazione tradizionale swahili, ricostruita nel salone principale; al momento l’edificio è in fase di restauro, ricoperto da impalcature.
Stone Town. Mercato centrale di Stone Town.
Ho visitato il mercato centrale con i suoi colori e profumi: immergersi nei mercati locali è davvero incredibile per conoscere diverse tradizioni culinarie.

Famosissima a Stone Town è la casa natale del cantante Freddie Mercury, voce indimenticabile dei Queen.

Ultima escursione il 30 dicembre 2019 all‘isola di Changuu (o Prison island oppure turtle island) con partenza dal porto di Stone Town. L’isola fu disabitata fino agli anni 1860, quando il primo sultano di Zanzibar, Majid bin Said, ne fece dono a due mercanti di schiavi arabi, che la trasformarono in un luogo di detenzione per gli schiavi indisciplinati; successivamente la struttura fu trasformata in ospedale divenendo l’isola della quarantena, per bloccare il dilagare della febbre gialla.

L’isola è abitata da una colonia di oltre 200 tartarughe giganti, originarie delle isole Seychelles, donate dal governatore britannico al sultano agli inizi del ‘900. Delle prima quattro tartarughe donate ne vivono ancora due e si pensa che abbiano oltre 200 anni di età!

La giornata è terminata con la visita alla meravigliosa lingua di sabbia Nakupenda, famosissima a Zanzibar e non può mancare tra i luoghi da visitare. Una indimenticabile giornata di sole che mi è rimasta nel cuore come l’isola e l’Africa e non vedo l’ora di tornarci.
Di seguito una piccola galleria fotografica di questo viaggio all’insegna del sole e del mare.
Cari saluti a tutti, Francesco Diliddo.







