L’estate 2020 resterà nella memoria per i viaggi nel nostro paese, alla scoperta di quello che abbiamo “sotto casa”, non potendo andare all’estero a causa della pandemia Covid-19. Il mio viaggio è stato in famiglia a Cerignola (in provincia di Foggia) dove sono nato e ho vissuto fino alla maturità in Puglia.

È stato un itinerario nei ricordi della famiglia e dei luoghi frequentati da mio padre quando viveva in campagna con i suoi genitori e i fratelli in contrada Marrella, nei pressi di Borgo Tressanti a 18 chilometri da Cerignola. Ci troviamo nel mezzo del Tavoliere delle Puglie, un territorio pianeggiante con affaccio sul golfo di Manfredonia situato nel nord della regione: la più vasta pianura d’Italia dopo quella Padana a vocazione completamente agricola da sempre; era l’antico granaio d’Italia oggi ricoperto di vigneti e frutteti. Racconto una storia poco conosciuta del sud Italia che ha coinvolto moltissime famiglie e anche la mia paterna.
Nel 1950 una legge nazionale ha istituito l’Ente di Riforma Fondiaria a favore dei contadini meridionali. Il decreto prevedeva l’espropriazione, la bonifica, la trasformazione e assegnazione dei terreni ai contadini, nei territori di Puglia, Basilicata e Molise. L’appezzamento era di circa otto ettari e su richiesta costruivano anche la casa, il pollaio, la stalla e consegnavano anche animali da allevare. Un patrimonio di oltre 37500 case sparse nella campagna e purtroppo in larga parte oggi fatiscenti, abbandonate negli anni ’70, col trasferimento degli agricoltori nelle città.

Mio nonno Francesco ottenne la casa col forno a legna, gli attrezzi agricoli, gli animali da stalla e gli otto ettari di terra dall’Ente Riforma nel 1953 pagando 19 rate da 19000,00 Lire (circa 9,50 Euro di oggi) e ci andarono a vivere tutta la famiglia: i nonni, i sette figli e la nonna paterna di mio padre.
Con dieci persone ed ospiti tutti i giorni si facevano delle tavolate incredibili dopo il duro lavoro nei campi. Nel 1971 i miei nonni acquistarono la casa a Cerignola e si trasferirono in città insieme a moltissime altre famiglie.
Oggi la dimora è di mio padre e sulla porta ci sono le iniziali (D. F.) del nonno e ancora oggi facciamo dei pranzi memorabili con parenti e amici e ho dei ricordi bellissimi d’infanzia e recenti legati al mio luogo del cuore per eccellenza.

L’agro di Cerignola è davvero molto ampio (il terzo più grande d’Italia) e ho fatto un giro fotografico nelle contrade agricole nei pressi di Borgo Tressanti. Nelle vicinanze della casa di famiglia si trova un casolare di campagna moderno (molto probabilmente costruito negli anni ’60) abbandonato e semi crollato, dove ho trovato (con mia sorella Rita) una culla dei primi del ‘900, l’ho recuperata e donata al Museo Etnografico di Cerignola, altrimenti sarebbe andata perduta.

Proseguendo il viaggio ho intravisto un “pajaro” un antico riparo per i contadini costruiti con le pietre a secco, i cugini salentini dei famosi trulli ed è molto raro trovare questo tipo di costruzioni nel nord della Puglia.


Tra le strade in terra battuta in contrada Santa Maria ho potuto fotografare una splendida masseria (anche questa abbandonata) su due piani, dove si riconoscono al piano terra gli spazi dedicati alla produzione agricola con grandi stalle, rimesse e stanze con i camini. La scalinata in mattoni è purtroppo in pessime condizioni (inagibile) mentre quella in legno è ben conservata e all’interno di una stanza ho incontrato un bellissimo barbagianni.

Sempre in contrada Santa Maria nascosta tra gli ulivi ho trovato una casa signorile di campagna (con delle decorazioni sui muri), quasi completamente crollata ed ha attirato la mia attenzione una cappella privata, isolata rispetto all’abitazione, con dei residui decorativi di colore azzurro.

Mio padre mi ha condotto al centro di un grande campo di grano, in contrada Acquarulo a visitare un edificio (in rovina) dove negli anni ’50 mio zio frequentava la scuola elementare gestita dalle suore, che vivevano al primo piano della palazzina, mentre al piano terra si tenevano le lezioni.

Il complesso visitato per ultimo mi ha lasciato pieno di meraviglia ed ha stuzzicato maggiormente la fantasia la masseria di Santa Maria dei Manzi, un insieme di edifici rurali ampio e completo, quasi una piccola borgata (tutto purtroppo trascurato) con case, stalle, cisterne, pozzi, un giardino con piante di agrumi che in inverno venivano protetti dalle gelate e soprattutto una moderna (per i primi anni del ‘900) cantina vinicola.

Ho trovato delle finestre con inferriate in ferro battuto e aprendole un pochino ho intravisto una cantina con almeno venti botti da vinificazione, tutte abbandonate da anni. Davvero un patrimonio inestimabile con al centro una splendida casa colonica con torretta e davanti una nicchia con accesso che conduce ad una galleria sotterranea. Tutto davvero molto affascinante e sarebbe splendido trasformarlo in un agriturismo o una sala ricevimenti.
Il viaggio nei ricordi è stato davvero fantastico e con piacere l’ho condiviso con le mie fotografie, saluti. Francesco Diliddo








